Le Isole Dahlak si raggiungono per lo più con imbarcazioni da crociera con tutte le comodità a bordo.
Questo perché, anche se si trovano a poca distanza dalla costa e proprio di fronte a Massawa, non esistono strutture ricettive.
L’arcipelago delle Isole Dahlak
Teoricamente sono circa 360 isolette coralline ma siccome alcune sono solo banchi di sabbia consideriamo che siano comunque più di 200.
Le Dahlak sono un parco marino oggi veramente poco frequentato ma un tempo erano conosciute perfino dai Romani per la produzione di perle.
Formano un incontaminato paradiso naturale caratterizzato da stupende spiagge deserte che si affacciano su acque limpide e turchesi, sempre tiepide in ogni stagione.
Questo le rende ideali per fare attività di snorkeling o di immersione.
Il mare è praticamente vergine e le immersioni sono assolutamente fantastiche in un ambiente ricchissimo.
Branchi di sweetlips, pesci fucilieri, snapper fish, pesci farfalla, pesci pappagallo, unicorno, pesci chirurgo, cardinale…mante, razze e murene… insomma tutto il repertorio dei pesci disponibili nel Mar Rosso e anche di più.

Aggiungiamo tutti i tipi di tartarughe anche le meno comuni come le embricate e non di rado i delfini.
Non vi basta? allora se si sa dove cercare, si incontra anche qualche dugongo.
Ed in effetti, come dico sempre, per trovare qualcosa bisogna sapere cosa mangia…e vedrete che all’ora di pranzo lo troverete lì!
Per chi non ama solo la biologia
Se poi volete letteralmente tuffarvi nella storia, i relitti qui non mancano.
Si ritiene che ci siano una settantina di relitti anche se solo alcuni sono accessibili.
Spesso si tratta di navi incagliate nei bassi fondi e non solo affondate durante la guerra.
Uno dei relitti più interessanti è quello della Nazario Sauro che veniva utilizzato per collegare l’Italia con le sue colonie e che affondò nel 1941.
Le Dahlak più grandi
Ma parliamo delle isole un po’ più grandi, quelle che non sono solo battute dal vento e abitate da uccelli stanziali e di passo dove al massimo resiste qualche acacia testarda.
Su Dahlak Kebir – e “kebir” significa, appunto, grande – ci sono ben 9 villaggi e circa 2000 abitanti che vivono principalmente di pesca.
Entrea ed Harat sono due isolette con panorami subacquei di coralli molli e duri spettacolari ma praticamente deserte.
Per finire, se si vuole fare snorkeling, forse la più comoda come isola è la Green Island che si trova a soli 10’ di barca dall’isola di Massawa.
Dehel Dissel e Norah, più piccole, sono invece abitate sia da pescatori che da allevatori di capre e cammelli ma sono veramente ma veramente molto povere.

Una nota sull’Isola di Norah.
Su questa isola nel 1887 venne costruito un penitenziario che rimase attivo soprattutto ospitando dissidenti, fino al 1941.
Poi alterne vicende videro la costruzione utilizzata per scopi vari ma dopo l’indipendenza dell’Eritrea, purtroppo, il penitenziario è stato nuovamente utilizzato sempre per detenere chi non è d’accordo o chi non professa la religione islamica.
Nel 2005 Amnesty International ha denunciato diverse atrocità compiute in quel luogo infame e si ha notizia che, nel 2017, 33 donne erano rinchiuse in carcere per motivi religiosi.
Al solito, l’uomo riesce a trasformare in inferni luoghi magnifici che potrebbero essere paradisi e, inoltre, produrre magare anche del reddito per la nazione se sviluppati in ottica turistica.